«La prima foto di Emma determina l’inizio, il procedere e la fine del nostro dialogo. Tante finestre in primo piano sul mondo e un racconto che sceglie da subito, istintivamente, di muoversi tra la natura e i segni lasciati dalle persone. Dialogare è pensare, associare, immaginare, ascoltare, scegliere, dubitare… Finché un ordine si ricrea e una nuova struttura simbolica e di significazione appare. Così accade che con l’ultima foto arrivi per noi una pausa, un momento di riflessione. Gli affreschi di una chiesa del XIII secolo sono un racconto. Immagini di santi accostate le une alle altre. Il fedele ne fruiva e dava un senso alla realtà.
Emma mi dice che il nostro racconto la fa pensare a San Francesco. Il tempo diventa all’istante verticale, profondo. Un filo di senso. L’ordine cronologico non è stato criterio del nostro giocare per immagini e, in modo ancora più evidente, non lo è ora quando scopriamo la coincidenza della prima e ultima foto: scattate entrambe a Perugia. La prima in città e l’ultima nella chiesa dedicata a San Michele Arcangelo sull’Isola Maggiore».

E. G., S.O.

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